Risponde il Direttore Sanitario del Centro Iperbarico di Bologna, dott. Ferruccio Di Donato
Laurea in Medicina e Chirurgia Università di Bologna
Specializzazione in Medicina del Nuoto e delle attività subacquee – istituto di fisiologia umana Università di Chieti
Ordine Dei Medici di Bologna N° 11812
Buongiorno Monica,
l’aneurisma cerebrale è un problema serio, il cui inquadramento diagnostico e terapeutico merita precedenza sulle altre attività della vita quotidiana.
Premetto che nella sua domanda mancano molti importanti particolari e potrò darle solo una risposta generica senza entrare nello specifico del suo caso.
Di fronte alla diagnosi di aneurisma integro, cioè scoperto a seguito di un’indagine di neuro radiologia, senza essere in presenza di un emorragia cerebrale, è prioritario che il neuro chirurgo esprima un giudizio riguardo alla necessità o meno di operare. In genere il fattore determinante è la dimensione dell’aneurisma: piccoli aneurismi di pochi mm possono essere seguiti nel tempo, mentre lesioni più grandi devono essere operate. Lei mi parla di 7mm, ovvero di una lesione al limite fra le due situazioni.
Riguardo al rischio di emorragia e di conseguenza alla necessità e all’urgenza di un intervento chirurgico, concorrono altri fattori: l’età, la pressione del sangue, il livello di colesterolo, l’abitudine al fumo ecc…
Nel momento in cui ci trovassimo in presenza di un piccolo aneurisma asintomatico, in assenza di fattori di rischio che richiedano terapia specifica e quando la scelta terapeutica sia stata quella di attuare una sorveglianza attiva (cioè di tenere sotto controllo la patologia nel tempo senza intervenire); l’immersione subacquea con autorespiratori potrebbe essere permessa.
L’immersione subacquea con autorespiratori non modifica i fattori di rischio cardiovascolare, non comporta sforzi intensi e non altera la pressione del sangue.
Un caso diverso è l’apnea: questa disciplina sportiva, al contrario, comporta picchi ipertensivi anche elevati quando l’apneista entra nella fase di sofferenza; quindi deve essere evitata.
Se verrà programmato l’intervento chirurgico è necessario sospendere le attività subacquee e si può riprendere successivamente, dopo la fase di convalescenza (ovviamente considerando che l’intervento sia andato a buon fine e che l’aneurisma sia stato eliminato).
Come vede, la questione è piuttosto articolata e una risposta al caso specifico può essere data solo considerando il paziente nel suo contesto clinico completo.
Se ha bisogno di maggiori informazioni non esiti a contattarci al numero della nostra segreteria 051 6061240.
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Risponde il Direttore Sanitario del Centro Iperbarico di Bologna, dott. Ferruccio Di Donato
Laurea in Medicina e Chirurgia Università di Bologna
Specializzazione in Medicina del Nuoto e delle attività subacquee – istituto di fisiologia umana Università di Chieti
Ordine Dei Medici di Bologna N° 11812
Buongiorno Monica,
l’aneurisma cerebrale è un problema serio, il cui inquadramento diagnostico e terapeutico merita precedenza sulle altre attività della vita quotidiana.
Premetto che nella sua domanda mancano molti importanti particolari e potrò darle solo una risposta generica senza entrare nello specifico del suo caso.
Di fronte alla diagnosi di aneurisma integro, cioè scoperto a seguito di un’indagine di neuro radiologia, senza essere in presenza di un emorragia cerebrale, è prioritario che il neuro chirurgo esprima un giudizio riguardo alla necessità o meno di operare. In genere il fattore determinante è la dimensione dell’aneurisma: piccoli aneurismi di pochi mm possono essere seguiti nel tempo, mentre lesioni più grandi devono essere operate. Lei mi parla di 7mm, ovvero di una lesione al limite fra le due situazioni.
Riguardo al rischio di emorragia e di conseguenza alla necessità e all’urgenza di un intervento chirurgico, concorrono altri fattori: l’età, la pressione del sangue, il livello di colesterolo, l’abitudine al fumo ecc…
Nel momento in cui ci trovassimo in presenza di un piccolo aneurisma asintomatico, in assenza di fattori di rischio che richiedano terapia specifica e quando la scelta terapeutica sia stata quella di attuare una sorveglianza attiva (cioè di tenere sotto controllo la patologia nel tempo senza intervenire); l’immersione subacquea con autorespiratori potrebbe essere permessa.
L’immersione subacquea con autorespiratori non modifica i fattori di rischio cardiovascolare, non comporta sforzi intensi e non altera la pressione del sangue.
Un caso diverso è l’apnea: questa disciplina sportiva, al contrario, comporta picchi ipertensivi anche elevati quando l’apneista entra nella fase di sofferenza; quindi deve essere evitata.
Se verrà programmato l’intervento chirurgico è necessario sospendere le attività subacquee e si può riprendere successivamente, dopo la fase di convalescenza (ovviamente considerando che l’intervento sia andato a buon fine e che l’aneurisma sia stato eliminato).
Come vede, la questione è piuttosto articolata e una risposta al caso specifico può essere data solo considerando il paziente nel suo contesto clinico completo.
Se ha bisogno di maggiori informazioni non esiti a contattarci al numero della nostra segreteria 051 6061240.
Saluti
Dott. Ferruccio Di Donato
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