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Terapia iperbarica per il ginocchio: si può fare anche con problemi alle orecchie?

27/01/2016

Vorrei gentilmente avere info per un ciclo di terapia iperbarica al ginocchio. E’ possibile effettuarla solo al ginocchio?

Mia madre ha un problema alle orecchie e per intero non può entrare.

 

Grazia

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1 Comment

  1. Alessandra Morelli ha detto:
    25/01/2016 alle 13:23

    Risponde la dott.ssa Alessandra Morelli
    Laurea in Medicina e Chirurgia Università di Bologna
    Specializzazione in Chirurgia Generale Università di Bologna
    Ordine Dei Medici di Bologna N° 15985

    Buongiorno Grazia,
    mi dispiace che sua madre abbia in questo momento un problema di salute, ma la ringrazio per avermi contattata: il suo quesito mi dà l’occasione per un chiarimento che può essere utile a molti. L’ossigenoterapia iperbarica è resa possibile dall’esposizione dell’intero organismo ad una pressione superiore a quella che definiamo “a livello del mare”.

    Più nel dettaglio, per la grande maggioranza dei trattamenti, quest’ultima è compresa fra le 2.2 e le 2.5 atmosfere e cioè come se si fosse immersi dai 12 ai 15 metri di profondità nel mare (i “metri d’acqua” sono proprio un’unità di misura utilizzabile in alternativa…). Pressioni inferiori o superiori trovano indicazione in alcuni particolari casi di terapia. Aumentare artificialmente la pressione ambientale è possibile immettendo in una camera a tenuta stagna dell’aria cosiddetta medicale, cioè purificata ed adatta all’uso sanitario. La camera ospita le persone da trattare, che vengono così anch’esse “pressurizzate”.
    Posto il paziente a tale pressione, egli respira ossigeno puro o miscela d’aria arricchita in ossigeno (“iperossica”) tramite una mascherina. Per via di un principio ben noto a chi ha confidenza con la fisica, aumentare la pressione di un gas ne consente la diffusione in maggior quantità attraverso una membrana. All’interno dei nostri polmoni ci sono delle piccole strutture, dette alveoli, che si interfacciano con i capillari sanguigni tramite una membrana biologica (detta “alveolo-capillare”). Ciò consente quello scambio fra ossigeno ed anidride carbonica che è alla base della respirazione.
    Assumere ossigeno in ambiente iperbarico vuol dire ottenere un’ossigenazione del sangue molto superiore al normale e a elevate concentrazioni, l’ossigeno ha dei veri e propri effetti farmacologici.
    In particolare, ha azione anti-infiammatoria, antibatterica e di stimolo sia sulla sintesi di proteine specifiche che sul richiamo di particolari cellule che possono consentire processi riparativi.

    Mi vorrei soffermare sul fatto che si tratta di un effetto “sistemico”, come si dice in linguaggio tecnico, perché il farmaco assunto (in alta dose) è trasportato dal sangue e viene distribuito da quest’ultimo ai vari sistemi dell’organismo.
    Questi fenomeni sono oggi molto ben documentati dalla letteratura scientifica, grazie ai numerosi studi che sono stati portati avanti negli ultimi decenni. Moltissime persone sono state curate con successo tramite l’ossigeno iperbarico in tutto il mondo. Anche se non sempre è possibile ottenere la guarigione, si riporta in una significativa maggioranza dei casi un miglioramento. Questo sempre se le patologie trattate rientrano fra quelle per le quali la terapia è appropriata.
    Sulla base di questi successi, alcuni medici hanno fatto dei tentativi di cura delle ulcere cutanee mediante dispositivi che espongono solo una parte (ad esempio la gamba ed il piede) ad ossigeno puro (“ossigenoterapia distrettuale”). Tali dispositivi sono stati brevettati e sono disponibili in commercio.
    È doveroso, però, chiarire di cosa si tratti: la pressione di ossigeno cui è esposto l’arto, all’interno di tali presidi, è praticamente pari a quella dell’ambiente circostante (“ossigeno normobarico”); e, soprattutto, l’esposizione locale non consente gli effetti della respirazione in camera iperbarica e quindi quelli che rendono tale gas un potente farmaco (terapia locale e non sistemica). È chiaro che non possiamo definire ciò come “ossigenoterapia iperbarica”.

    Mi sento anche di ripetere che l’ossigenoterapia iperbarica fonda il proprio razionale su una documentazione scientifica ormai piuttosto nutrita, che le esperienze dei singoli Centri sono poi state verificate in varie parti del mondo e che le indicazioni sono ben codificate da linee guida redatte da specialisti di varie branche della medicina.
    Non altrettanto si può dire dell’ossigenoterapia distrettuale.
    Per quanto riguarda il problema all’orecchio di sua madre, non è detto che impedisca la cura.
    Nella nostra esperienza presso il Centro Iperbarico, molto raramente un problema di questo tipo ha fatto sì che il paziente dovesse rinunciare. Per rendere l’idea, si trattano in camera iperbarica anche malattie dell’orecchio.

    Consiglierei alla signora di rivolgersi, però, ad un otorino che abbia esperienza nel settore, non difficile da trovare in ogni città in cui vi sia una camera iperbarica. Qui a Bologna, ad esempio, siamo in stretta collaborazione con i medici otorinolaringoiatri degli Ospedali cittadini.
    Per le difficoltà legate all’orecchio di più facile gestione, poi, i medici iperbarici stessi hanno una certa autonomia.

    A questo punto però sono curiosa: per quale problema a sua mamma è stata prospettata l’iperbarica? Non dimentichi che ci sono svariate indicazioni per tale terapia a carico totale (in caso di esenzione) o parziale del Servizio Sanitario Nazionale. Mi risulta che l’ossigenoterapia distrettuale gravi del tutto sul paziente.

    Se vorrete interpellarci per una visita accurata, siamo sempre a disposizione allo 051/6061240 o all’indirizzo e-mail scrivici@iperbaricobologna.it.
    Un caro saluto ed auguri a sua madre per una completa guarigione

    Dott.ssa Alessandra Morelli

    Rispondi

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