Buongiorno sono un istruttore subacqueo e scrivo per un problema di compensazione di una mia allieva e, dopo letto il suo libro, mi viene il dubbio che il problema non sia “fisico” ma diciamo psicologico.
Mi spiego meglio. Dopo il corso open ha iniziato ad avere difficoltà di compensazione e su mio consiglio ha effettuato una visita ORL da un otorino che, effettuata una fibroscopia, ha detto che di fisico non c’era nulla e gli ha prescritto una ginnastica tubarica con palloncino, terapia a base di cortisone in pastiglie e spray sempre a base di cortisone.
Dopo la cura il problema si è spostato all’orecchio sinistro (mentre prima era il destro). La ragazza ha superato la visita per idoneità agonistica con relativa visita ORL. Il disturbo compare già nei primi metri e la obbliga a continuare a compensare durante tutta la discesa ma lamentando dolore e/o fastidio che persiste quando termina l’immersione. Se riesce a compensare durante una prima immersione non riesce mai a farne una seconda.
Durante tutto l’anno ha sempre il naso che gocciola e necessita che lo soffi abbastanza sovente. Ora dopo aver letto il suo libro mi viene il dubbio che sia un problema non di natura fisica, ma mi trovo in difficoltà su come gestire questo problema o per meglio dire come distinguere la natura di questo disturbo.
Ho consigliato di fare una visita da lei ma non so se è necessario avere esami specifici in modo da ridurre i tempi poiché non abitiamo in Emilia Romagna.
La ringrazio in anticipo per la risposta e cortesemente, se può, mi indichi quali esami e quale tipo di visita ORL prenotare presso di voi.
Cordiali saluti,
Danilo
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Risponde il Direttore Sanitario del Centro Iperbarico di Bologna, dott. Ferruccio Di Donato
Laurea in Medicina e Chirurgia Università di Bologna
Specializzazione in Medicina del Nuoto e delle attività subacquee – istituto di fisiologia umana Università di Chieti
Ordine Dei Medici di Bologna N° 11812
Buongiorno Danilo,
concordo con te che il problema lamentato dalla tua allieva rappresenta il classico caso in cui capire se il problema sia organico o funzionale è piuttosto difficoltoso.
Ricordo, per chiarezza, che quando si parla di problema funzionale si intende non sostenuto da patologia o disfunzione organica evidenziabile.
In questo caso, a favore dell’ipotesi del disturbo organico ci sono diversi elementi: la ragazza soffre di rinorrea perenne, i problemi si presentano nei primi metri della discesa e quando riesce a scendere le capita, poi, di avere dolore all’orecchio dopo l’immersione; l’otorino che l’ha visitata “ha detto che di fisico non c’era nulla” ma le ha dato una robusta cura a base di cortisone locale e sistemico, utile per trattare problemi infiammatori o allergici.
Se hai letto il mio libro (ciò mi fa molto piacere e ti ringrazio) avrai visto che la tuba è un vero e proprio organo che ha la funzione di provvedere alla ventilazione dell’orecchio e alla sua difesa, mantenendo separate ma, al contempo, in comunicazione fra loro la cassa del timpano (rigorosamente sterile) e il rinofaringe, ricettacolo di germi. Questa caratteristica rende l’orifizio tubarico estremamente sensibile e reattivo a stimoli infiammatori che possono rendere difficoltosa la compensazione anche in assenza di macroscopiche alterazioni patologiche.
Come se ciò non bastasse, capita piuttosto spesso di imbattersi in persone che, in assenza di franche patologie che compromettano la funzione tubarica, trovano difficoltà superiori ala norma (anche di molto) ad ottenere agevolmente la compensazione dell’orecchio.
Ciò detto, quello che può essere ipotizzato in base a ciò che scrivi, senza aver visto la ragazza, suggerisco di capire bene cosa sta curando l’otorino che l’ha visitata, proseguire la ginnastica tubarica con otovent e dedicare particolare attenzione all’apprendimento delle manovre di compensazione di movimento e pressione, per intenderci il Marcante-Odaglia (che potrebbe essere l’uovo di colombo della situazione!?).
Se tutto ciò non bastasse, il servizio di otologia subacquea del Centro Iperbarico di Bologna è a vostra disposizione per una valutazione completa del caso. Non sono necessari accertamenti preliminari, perché un eventuale approfondimento diagnostico richiederebbe esami di secondo livello, che possono essere prescritti solo dopo una prima visita e solo se strettamente necessari.
Saluti,
Ferruccio Di Donato
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