Circa il 68% delle donne affette da neoplasie delle mammelle vanno incontro nel loro percorso terapeutico a radioterapia.
Per quanto le tecniche di somministrazione di questa terapia siano sempre migliorate, permane il rischio di sviluppare effetti collaterali tardivi. Questi possono essere: dolore ed edema locoregionale e dell’arto superiore, limitazione funzionale, fibrosi, teleangectasie e danno estetico con possibile importante impatto nella qualità della vita delle persone affette.
Sempre maggiori evidenze riconoscono nell’Ossigeno Terapia Iperbarica (OTI) una terapia in grado di migliorare queste condizioni.
Questa recente pubblicazione “The impact of hyperbaric oxygen therapy on late radiation toxicity and quality of life in breast cancer patients“ valuta l’impatto di OTI in una corte di 1005 pazienti andate incontro agli effetti collaterali tardivi da radioterapia.
Tutte le pazienti sono state trattate con 40 sedute OTI a 2,5 ATA di 115 minuti a frequenza 5 giorni a settimana e sono state valutate tramite un questionario validato per la raccolta della sintomatologia correlata, somministrato a inizio ciclo, a termine del ciclo (2 mesi) e dopo 3 mesi dal termine di OTI (5 mesi dall’inizio terapia). (EORTC QLQ-C30 e -BR23).
Gli score relativi al dolore hanno mostrato un miglioramento significativo da 43.4 prima di OTI al 29.7 dopo 3 mesi dal termine (p < 0.001). Anche la sintomatologia locoregionale e all’arto superiore hanno mostrato un miglioramento significativo dal 44.6 dell’inizio OTI al 28.9 nel follow up a 3 mesi (p < 0.001) e dal 38.2 al 27.4 (p < 0.001) rispettivamente.
Tutti i parametri di valutazione della qualità della vita hanno mostrato miglioramento rispetto ai valori iniziali.
Gli effetti collaterali intrinseci a OTI evidenziati sono stati l’effetto mioptico transitorio nel 57.3% e barotrauma lieve nel 17.8% dei casi. Gli effetti collaterali moderato/severi sono invece stati tossicità neurologica dell’ossigeno in 4 pazienti (manifestazione transitoria), barotrauma di 3-4 grado nel 2.6%, problemi ai seni paranasali 0.1% e accentuazione di cataratta in una paziente.
Gli autori concludono quindi confermando che OTI sembrerebbe essere una terapia di efficacia nella gestione dei danni a lungo termine da radioterapia, con effetti collaterali più che accettabili.
Dott. Luigi Santarella
Laurea in Medicina e Chirurgia Università di Bologna,
Master di II° livello in Medicina Subacquea e Iperbarica
Ordine Dei Medici di Ravenna N° 3151
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