Fistola duodenale: l’ossigenoterapia iperbarica può essere d’aiuto?
Gentile dottore,
il 16 gennaio 2018 mia madre ha subito un intervento di gastrectomia parziale per cancro dello stomaco in laparoscopia.
Nonostante l’età, l’ha superato bene e dall’esame istologico non sono emersi problemi particolari, se non un interessamento endovasale non preoccupante, a detta dell’oncologo.
Purtroppo tra il 5° e 6° giorno post operatorio è emersa una fistola duodenale anastomotica che l’ha costretta a portare un drenaggio anche dopo le dimissioni.
Tornata a casa, dopo una settimana in cui pareva riprendersi sempre più (la fistola aveva una portata di circa 100 ml/die), improvvisamente ha avuto delle crisi di vomito inarrestabile. Al controllo le è stata inizialmente prescritta una terapia per la nausea e successivamente è stata ricoverata di nuovo per ulteriori accertamenti ed è stata alimentata con le flebo. La TAC non ha evidenziato ascessi e la fistola era in via di chiusura (il drenaggio era sostanzialmente asciutto) mentre il malessere è stato attribuito ad una gastroparesi che si è successivamente risolta con una terapia appropriata (Resolor).
Dimessa per la seconda volta, è stata sempre meglio nelle tre settimane successive, cominciava a mangiare con piacere e riprendeva le forze. Improvvisamente il 6 aprile ha avuto un forte mal di pancia, i giorni successivi febbre e una forte infezione addominale che ha provocato una stasi del colon.
Operata d’urgenza il 12 aprile, le è stato asportato il colon destro, ed è stata chiusa nuovamente la deiscenza precedente che aveva provocato un ascesso (evidentemente la fistola non era chiusa o si era aperta nuovamente).
Al momento (dopo un post operatorio difficile) i medici dicono che le nuove anastomosi sono in chiusura, mentre il drenaggio relativo alla vecchia fistola continua ad avere una portata importante e dicono di seguire il trattamento conservativo.
Le chiedo quali prospettive di miglioramento possono esserci, vista questa situazione così complessa ed eventualmente, è possibile aiutare la chiusura della fistola con l’OTI?
La ringrazio in anticipo per la risposta che vorrà fornirmi,
Paola
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Risponde il Dr. Giorgios Vertsonis
Laurea in Medicina e Chirurgia Università di Bologna,
Specializzazione in Idrologia medica Università di Parma
Ordine Dei Medici di Bologna N° 14047
Buongiorno sig. Vecchiarelli,
la ringrazio per averci contattato. Ho letto con molta attenzione la storia clinica di sua madre e mi dispiace per le sue sofferenze.
La terapia iperbarica consiste nell’inalazione di miscele di ossigeno o di ossigeno puro all’interno di una camera portata ad una pressione maggiore di quella atmosferica. In tale contesto l’ossigeno inalato ha una funzione sistemica e locale. Quella sistemica è volta a ridurre la produzione di fattori pro infiammatori mentre localmente coadiuva la cicatrizzazione.
Nel caso di sua mamma, in assenza di controindicazioni internistiche che soltanto una visita può escludere, la terapia iperbarica può svolgere un ruolo sinergico con i trattamenti medici che i colleghi chirurghi hanno già impostato.
Considerata la complessità del caso, qualora lo desiderasse, rimaniamo disponibili a visitare sua madre. Dopo la valutazione clinica si potrà proporre un piano clinico assistenziale personalizzato.
A sua disposizione per ogni eventuale chiarimento,
Georgios Vertsonis
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