Conseguenze a seguito di un carcinoma della prostata: l’OTI può essere utile?
Buongiorno, vorrei cortesemente indirizzare il mio quesito alla Dr.ssa Nadia Franchini, specializzata in oncologia.
Ho 53 anni, e due anni fa sono stato operato di prostatectomia radicale. A seguito dell’operazione ho problemi di disfunzione erettile. I farmaci per via orale (Cialis, Levitra, Speedra etc…) in qualsiasi dosaggio non hanno alcun effetto, funzionano solo le iniezioni di prostaglandina anche a dosaggi minimi.
Esiste evidenza scientifica sui trattamenti di ossigeno terapia iperbarica?
In attesa di un vostro riscontro porgo cordiali saluti.
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Risponde la dott. Nadia Franchini,
Laurea in Medicina e Chirurgia Università di Bologna,
Specializzazione in oncologia Università di Bologna
Ordine Dei Medici di Bologna N° 10362
Buongiorno Michele,
innanzitutto grazie per avermi accordato la sua fiducia.
Il carcinoma della prostata è oramai diventata la patologia neoplastica più frequente nel sesso maschile e a volte, anche grazie ad una più attenta campagna di prevenzione, interessa fasce di età più giovani, come nel suo caso. Comunque la nota positiva è che la guarigione completa si raggiunge oramai in una altissima percentuale di casi. La terapia di elezione è ancora rappresentata dalla prostatectomia radicale, che purtroppo ha tra gli effetti collaterali possibili, in un’elevata percentuale di casi, l’incontinenza urinaria e la disfunzione erettile.
La disfunzione erettile dopo chirurgia radicale sulla prostata riconosce essenzialmente 3 possibili cause:
• arteriogenica, cioè da dissezione delle arterie , che portano l’afflusso arterioso al pene;
• fuga venosa, il problema più frequente, provocata da una disfunzione del sistema veno-occlusivo, che contribuisce al riempimento dei corpi cavernosi;
• una causa neurogena, che può essere provocata da una dissezione dei nervi cavernosi, che provoca una “paralisi degli stessi”.
Per quanto riguarda la sua situazione, da quanto scrive non risulta chiaro il tipo di intervento da lei subito, cioè se sia stata utilizzata la tecnica nerve-sparing, che implica la conservazione di uno o di entrambi i fasci vascolo-nervosi. Questo influenza notevolmente la possibilità di un recupero post-chirurgico della funzionalità erettile. Non mi è nemmeno chiaro se lei abbia assunto inibitori delle 5-fosfodiesterasi come dosi quotidiane serali per un congruo periodo di tempo (pare che questo possa aumentare l’efficacia dello stesso farmaco assunto, in dosi maggiori, al bisogno).
Venendo allo specifico della sua domanda, cioè se la terapia iperbarica possa essere utile nel suo caso, le devo purtroppo dire che non esistono evidenze scientifiche, né letteratura, al riguardo. L’OTI è sicuramente utile nel migliorare la perfusione periferica, ma temo che nel suo caso il danno sia stato di natura anatomica e non unicamente funzionale.
La invito comunque a contattarci, se lo riterrà opportuno, per visionare la documentazione in suo possesso e potere quindi dare un parere più preciso.
Cordiali saluti.
Dott.ssa Nadia Franchini
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