Al Centro Iperbarico di Bologna la ripresa delle attività subacquee e apneistiche dopo la chiusura forzata causa Covid è stata subito notata per l’elevato numero di visite mediche prenotate per barotraumi dell’orecchio. Sembra quasi che l’entusiasmo per il ritorno sott’acqua abbia fatto dimenticare ai subacquei che per scendere è necessario fare un’adeguata compensazione…
In realtà, va detto, non è così. A compensare ci hanno provato tutti, ma dalla statistica è difficile sfuggire e non si deve dimenticare che la patologia barotraumatica dell’orecchio è di gran lunga l’incidente subacqueo più frequente. Quindi, nulla di strano a rilevarne un aumento di incidenza, ora che in molti tornano sott’acqua.
Questa situazione mi ha fatto decidere di scrivere una serie di brevi articoli, che pubblicheremo settimanalmente, riguardo alla compensazione e ai barotraumi dell’orecchio. Un argomento, questo, che mi è particolarmente caro.
Per chi volesse approfondire i temi dell’orecchio in immersione, è consigliabile la lettura de L’orecchio In Immersione. Autore Ferruccio Di Donato, editrice La Mandragora.
La compensazione
Tutti sanno che scendendo sott’acqua si percepisce un senso di oppressione alle orecchie, dovuto allo squilibrio pressorio che si instaura fra la cavità dell’orecchio medio e l’ambiente. La risoluzione di tale senso di oppressione, ottenuta mediante l’attuazione di opportune manovre, è detta compensazione dell’orecchio o più semplicemente compensazione.
La compensazione si rende necessaria perché la cavità dell’orecchio medio ha contenuto aereo. Scendendo sott’acqua l’aria in essa contenuta riduce il suo volume per effetto dell’aumento della pressione ambientale. In tal modo, viene esercitato un effetto di suzione (sotto vuoto) sulle pareti della cavità dell’orecchio che richiama il timpano verso l’interno, ossia lo introflette. Così percepiamo una sensazione di fastidio o, più precisamente, di oppressione alle orecchie. A questo punto, per risolvere il problema, è necessario favorire l’ingresso di aria nella cavità dell’orecchio medio, ovvero si deve compensare.
La cavità dell’orecchio medio è in comunicazione con le vie aeree superiori solo mediante la tuba uditiva di Eustachio, un articolato condotto che, nella vita quotidiana, è fisiologicamente chiuso. Esso si apre a intermittenza da 1 a 3 volte al minuto, per effetto della deglutizione e dello sbadiglio, per permetterne la ventilazione.
I barotraumi dell’orecchio: come evitarli?
Il subacqueo, per compensare in immersione, deve provvedere alla apertura volontaria della tuba uditiva appena percepisce il senso di fastidio alle orecchie, effettuando una manovra di compensazione pronta ed efficace.
Se non lo è, il senso di fastidio progredisce verso il dolore e quando il subacqueo percepisce dolore da ritardata compensazione ha già provocato un danno al timpano. Se esaminato all’otoscopia, quest’ultimo apparirà più o meno arrossato, a seconda dell’entità della variazione pressoria non prontamente compensata. Il danno in tal modo provocato è detto barotrauma. Una compensazione corretta ed efficace permette una discesa sicura e priva di inconvenienti: al contrario, una compensazione inefficace o ritardata causa barotraumi.
I presupposti per godere di una compensazione sicura ed efficace sono due: tecnica corretta e tempestività. Quindi, il subacqueo deve provvedere all’esecuzione tempestiva di una manovra tecnicamente corretta. Se la manovra, ancorché tecnicamente corretta, non viene effettuata al momento giusto, ma viene ritardata, molto facilmente si provocherà un barotrauma.
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Quando è il momento giusto per compensare?
Benché non sia possibile individuare una profondità ottimale che valga per tutti, è fondamentale compensare appena si comincia a sentire anche una minima sensazione di pressione alle orecchie. La prima manovra, quindi, dovrà essere effettuata entro il primo metro di profondità. Se funziona la prima, funzioneranno anche quelle successive. Se la prima è incerta, non si deve continuare la discesa.
Attenzione, però: scendendo verso il fondo la frequenza con cui si deve compensare cambia. Quando ci si trova vicino alla superficie (diciamo nei primi 10 metri) le manovre di compensazione dovranno essere piuttosto frequenti, perché in questa zona a piccole variazioni di profondità corrispondono grandi variazioni di volume dei gas respiratori. Quando ci si trova in profondità, invece, la necessità di compensare si manifesterà sempre meno frequentemente, perché in questa zona le variazioni di volume dei gas respiratori dovute ai cambiamenti di profondità sono meno evidenti.
Ora sappiamo che per scendere sott’acqua si deve compensare e per farlo si devono eseguire delle specifiche manovre. Queste manovre sono dette “manovre di compensazione forzata dell’orecchio”. Non fatevi ingannare dall’aggettivo forzata, perché mai dovrà accadere che il subacqueo in immersione debba attuare sforzi per ottenere la compensazione, anzi, tutt’altro. Le manovre di compensazione dovranno sempre essere effettuate con perizia e delicatezza. Il termine forzata indica solamente che, durante la discesa, se non si effettua una manovra volontaria di compensazione l’orecchio non opererà autonomamente.
Le manovre di compensazione
Le manovre di compensazione dell’orecchio sono, quindi, delle semplici procedure che permettono al subacqueo in immersione di aprire a comando la tuba uditiva di Eustachio. Così sarà possibile permettere l’ingresso di aria nella cavità dell’orecchio medio ed equilibrare la pressione, quando l’aumento della profondità causa la tipica sensazione di fastidio alle orecchie.
Esistono molti tipi di manovre di compensazione, che conducono alla apertura della tuba uditiva con modalità differenti:
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Le manovre di pressione, che aprono la tuba semplicemente creando una sovra pressione nel rinofaringe, dove è posto l’ostio tubarico (ovvero orifizio della tuba uditiva di Eustachio).
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Le manovre di movimento, che aprono la tuba semplicemente mettendo in azione i muscoli intrinseci dell’ostio tubarico, che ne provocano l’apertura.
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Sono molto efficaci e abbinano le due azioni precedenti le manovre di movimento e pressione.
Nel prossimo appuntamento descriveremo le manovre di compensazione e capiremo come imparare ad eseguirle correttamente.
Dott. Ferruccio Di Donato
Laurea in Medicina e Chirurgia Università di Bologna
Specializzazione in Medicina del Nuoto e delle attività subacquee – istituto di fisiologia umana Università di Chieti
Ordine Dei Medici di Bologna N° 11812
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