Fratture a rischio di osteonecrosi, ritardo di formazione del callo osseo, frattura esposta, pseudoartrosi. Sono tutti termini riguardanti, purtroppo, un evento traumatico cui è andato contro un segmento osseo del nostro corpo, che con difficoltà sta cercando di guarire.
In particolare:
- Le fratture a rischio osteonecrosi sono quelle che riguardano ossa con vascolarizzazione terminale, cioè segmenti ossei dove la circolazione è affidata a un solo ramo arterioso. Non vi è la possibilità, interrotto quello, che il sangue – e con esso ossigeno e nutrimento – arrivi da circoli arteriosi collaterali;
- Le fratture esposte sono eventi che hanno portato all’esposizione ambientale di una parte di osso. Il rischio che si corre è quello di contaminazione batterica, la quale può provocare infezioni difficilissime da debellare con gli antibiotici. Senza contare, inoltre, il rischio di aver lesionato importanti vasi necessari a portare in loco tute le sostanze necessarie alla guarigione;
- la pseudoartrosi o il ritardo di formazione del callo osseo sono patologie che indicano un lento, se non impossibile, consolidamento dei due monconi di una frattura. Le cause possono essere le più disparate: nel periodo recente potete leggere molto di questo argomento sui siti di motociclismo dove si analizza la frattura all’omero del campione di MotoGp Marc Marquez.
L’efficacia della terapia iperbarica dopo la frattura
In tutte queste situazioni l’ossigenoterapia iperbarica può essere effettuata per prevenire l’insorgenza di complicanze (come, appunto, l’osteonecrosi) oppure problematiche settiche in fratture esposte, legate alla contaminazione ossea da parte dei batteri. Inoltre, aiuta la deposizione della matrice ossea, processo fondamentale per la riparazione di una frattura tramite l’accrescimento del callo osseo.
Ma come può l’ossigenoterapia iperbarica svolgere azione antibatterica, di stimolo alla riparazione fibroblastica ed alla apposizione osteoblastica?
Ci riesce perché respirando ossigeno medicale ad una pressione di circa 1,2 – 1,5 volte superiore a quella atmosferica si riesce a mantenere una pressione parziale di ossigeno ottimale nei tessuti, nonostante si parli di un territorio ipovascolarizzato quale è l’osso. Questo comporta un’accelerazione della calcificazione finale e un recupero in tempi sorprendenti.
Naturalmente tutte queste proprietà sono ormai conoscenze consolidate da studi che ne hanno verificato l’efficacia e l’appropriatezza terapeutica.
Scopri di più sui benefici dell’ossigenoterapia iperbarica per la cura delle malattie associate ai traumi a ossa e articolazioni
APPROFONDIMENTO SULL’OSSIGENOTERAPIA IPERBARICA
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