Interessante studio prospettico di corte che ricerca possibili fattori prognostici nell’andamento delle persone andate incontro a ipoacusia improvvisa neurosensoriale idiopatica.
L’OTI è ormai riconosciuta come terapia di comprovata efficacia nel trattamento delle persone affette da questa patologia ed è sempre più chiaro dai dati scientifici che un trattamento precoce insieme alle altre, poche, terapie disponibili, sia foriero di una buona prognosi.
Come ormai è noto, fra i fattori prognostici in questa patologia, vi sono le tempistiche di inquadramento diagnostico e inizio delle terapie disponibili (cortisonici per via sistemica o intratimpanica e Ossigeno Terapia Iperbarica OTI) entro i 15 giorni dall’evento acuto o comunque entro un mese.
Leggi lo studio pubblicato nella rivista scientifica PubMed
Vengono altresì riconosciuti come possibili fattori prognostici l’età, l’aspetto del deficit uditivo all’esame audiometrico, esordio della patologia con vertigini ed acufene e la presenza di comorbilità come ipertensione e diabete.
Questo studio ricerca possibili parametri ematologici correlabili ai meccanismi fisiopatologici che guidino le strategie terapeutiche. I 47 pazienti arruolati in questo studio, affetti da ipoacusia improvvisa neurosensoriale idiopatica in fase acuta, sono stati trattati con terapia steroidea e OTI e monitorati per 6 mesi.
I parametri ematologici valutati prima e dopo i trattamenti sono: fibrinogeno, cellule mononucleate del sangue periferico (linfociti e monociti) e le interleukine (IL)-1β, IL-6, e tumor necrosis factor (TNF)-α da esse prodotte.
Dall’esame di questi parametri si è osservato che alti livelli di fibrinogeno erano associati a prognosi peggiore e la prognosi era significativamente migliore quando si osservavano valori bassi di fibrinogeno associati a alti livelli di IL-1β. Per gli altri paramentri non si è osservata correlazione con la prognosi.
Gli autori concludono che i pazienti che presentano un profilo ematologico tipico per un quadro infiammatorio rispondano meglio alle terapie; ricordiamo infatti come l’OTI, a fianco alla sua azione sulla funzione mitocontriale delle cellule in sofferenza, è un potente modulatore dell’infiammazione come i cortisonici.
Ulteriormente sembrerebbe che i livelli di fibrinogeno e di citochine possano essere parametri utili nella gestione ed inquadramento di questa patologia.
Dott. Luigi Santarella
Laurea in Medicina e Chirurgia Università di Bologna,
Master di II° livello in Medicina Subacquea e Iperbarica
Ordine Dei Medici di Ravenna N° 3151
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