Qui al Centro Iperbarico riceviamo molte richieste e telefonate di persone che accusano improvvisi dolori all’anca o alle ginocchia che scoprono di esser stati colpiti da necrosi – o osteonecrosi, in particolare alla testa del femore. Oggi vediamo insieme cosa succede quando l’osso va in necrosi e come si può intervenire.
Cosa succede quando l’osso va in necrosi?
L’osteonecrosi è il risultato di un’insufficienza ematica, ovvero arriva poco sangue alle ossa, e di conseguenza poco ossigeno e nutrienti, che provoca di conseguenza la morte – necrosi – del tessuto osseo. Il primo sintomo che si avverte è il dolore, che sorge all’improvviso, partendo dall’inguine, nel caso del femore e irradiandosi in tutta l’anca.
Non è una malattia recente o rara, si dice che addirittura il faraone Tutankhamon soffrisse di necrosi asettica al secondo e terzo dito del piede.
Ma l’osteonecrosi non colpisce solamente il piede o la gamba, può colpire ogni osso del corpo, dalla spalla alle dita.
Quali sono le cause dell’osteonecrosi?
Le condizioni che possono innescare questa patologia sono diverse:
– l’esito di un trauma, come incidenti
– mutazioni genetiche che alterano la coagulazione del sangue
– fattori esterni come l’assunzione prolungata e cronica di cortisonici prescritti per altre patologie
– l’abuso di alcol e il fumo delle sigarette.
Se non viene trattata in tempo e con metodi efficaci, l’osteonecrosi porta alla perdita definitiva delle funzioni articolari e quindi sarà necessario ricorrere all’intervento chirurgico per l’inserimento di una protesi.
Come si cura l’osteonecrosi? E come si previene l’intervento?
La classificazione dell’osteonecrosi alla testa del femore viene fatta utilizzando la classificazione di “Steinberg” che individua 6 stadi di gravità, ciascuno dei quali è, a sua volta, suddiviso in 3 livelli (A, B, C) a seconda dell’estensione della patologia.
Il trattamento conservativo che applichiamo al Centro Iperbarico di Bologna si basa, principalmente sulla riduzione del carico attraverso l’utilizzo delle stampelle, l’assunzione di alcuni farmaci (bifosfonati e Vitamina D) e sull’utilizzo dell’ossigenoterapia iperbarica.
Come funziona l’ossigenoterapia iperbarica?
L’ossigenoterapia iperbarica (OTI) è utilizzabile nei primi 3 stadi della classificazione di Steinberg, ovvero quando si parla di “Profilo articolare conservato” cioè fin quando la testa femorale non ha perso la sua forma sferica, come indicato dai protocolli terapeutici per l’utilizzo dell’ossigenoterapia iperbarica della Ausl di Bologna.
L’OTI viene utilizzata per favorire la formazione di nuovi vasi sanguigni e la rimodellazione dell’osso: nei casi più lievi riesce a condurre a una guarigione clinica, nei casi più avanzati interviene stabilizzando la patologia ed evitando o posticipando l’intervento di artroprotesi.
Nella cura di questa patologia non deve mancare l’approccio multidisciplinare che veda coinvolti anche lo specialista ortopedico, il fisiatra e il medico iperbarico.
Stai affrontando una situazione difficile e ti hanno diagnosticato una necrosi o una osteonecrosi?
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