In tanti anni di lavoro come infermiera professionale e dopo aver trattato tanti pazienti con casi più o meno gravi, devo dire che i bambini, qualunque sia la patologia di cui sono affetti, sono i pazienti migliori e più collaborativi.
C’è sempre un velo di tristezza quando dobbiamo seguire un bambino durante il suo percorso di cura perché ci si augura che possa vivere con semplicità e spensieratezza la sua infanzia senza doversi confrontare con situazioni difficili o patologie gravi.
Qui al Centro Iperbarico cerchiamo di aiutare e sostenere ogni piccolo paziente che viene a fare terapia ma siamo i primi a rimanere sorpresi quando li vediamo entusiasti e spensierati anche durante le sedute di ossigenoterapia in camera iperbarica.
I nostri mini-pazienti soffrono principalmente a causa di: cistiti emorragiche post trapianto di midollo, osteonecrosi, traumi da schiacciamento, intossicazioni da monossido di carbonio e casi rari di infezione della calotta cranica.
La nostra equipe medica è sempre molto attenta a garantire cure particolari dal punto di vista terapeutico ma soprattutto da quello umano.
Dobbiamo sempre considerare chi abbiamo di fronte nella sua complessità e interezza e quindi è fondamentale considerare l’età del paziente, la patologia di cui soffre, ma anche la sua situazione familiare.
Cerchiamo di proporre le terapie come se fossero un gioco: valutiamo la maturità del bambino e la sua disponibilità a seguire il percorso di cura da solo o in presenza dei genitori e li teniamo sempre informati sul percorso.
La prima reazione alle sedute di ossigenoterapia iperbarica, soprattutto da parte delle famiglie dei nostri piccoli pazienti, è quasi sempre di paura.
Per questo è ancora più importante fare in modo che i bambini affrontino la camera iperbarica come un’avventura giocosa: la camera è un sottomarino e all’interno ci sono i compagni di viaggio pronti a fare loro compagnia e a rassicurarli con il loro affetto.
In alcuni casi è stato proprio così: mi è capitato spesso, guardando dai monitor esterni, di notare areoplanini di carta in volo al suono di gioiose risate nei momenti di pausa.
Una volta che la camera è stata pressurizzata il bambino respira l’ossigeno, in miscela all’88%, attraverso una mascherina pediatrica o un caschetto. Il tecnico esterno che segue la gestione dai monitor riferisce costantemente agli operatori interni se il bambino respira la corretta quantità di ossigeno, per essere sicuri che tutto proceda per il meglio e nel modo più efficace.
In alcuni casi i bambini sono troppo piccoli e insieme a loro entrano in camera anche i genitori: spieghiamo loro come aiutarci per fare in modo che tutto vada per il meglio e loro ci aiutano rassicurando i figli e aiutandoli.
Loredana Lelli, coordinatrice infermieristica Centro Iperbarico di Bologna
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