È di recente pubblicazione un interessante studio prospettico nel trattamento dell’ ipoacusia improvvisa neurosensoriale idiopatica con Ossigeno Terapia Iperbarica (OTI) a diversi dosaggi e tempi di esposizione.
L’OTI è ormai riconosciuta come terapia di comprovata efficacia nel trattamento delle persone affette da questa patologia ed è sempre più chiaro dai dati scientifici che un trattamento precoce insieme alle altre, poche, terapie disponibili, sia foriero di una buona prognosi.
Il tema del dosaggio dell’OTI proprio in questo periodo sta riscuotendo l’attenzione della comunità scientifica per trovare quale sia la formulazione più appropriata nelle specifiche patologie che si trattano con OTI.
Leggi lo studio pubblicato nella rivista scientifica PubMed
In questo studio sono stati proposti 3 gruppi per un totale effettivo di 105 pazienti che hanno effettuato 10 sedute OTI, divisi in un gruppo che ha effettuato: 10 sedute OTI per un’ora a 1.5 Atmosfere Assolute (ATA), uno a 2,5 ATA per un’ora e il terzo a 2.5 ATA per due ore. A tutti i gruppi sono state somministrate le terapie con cortisonici sistemici ed intratimpanici.
Il monitoraggio a distanza di 3 mesi si è basato sulla valutazione del tono puro medio (PTA), score di discriminazione delle parole (WDS) e recupero.
I risultati di questo studio mostrano come il gruppo trattato a pressioni inferiori (il 3 gruppo trattato a 1.5 ata) ha avuto un peggiore risultato sia nella discriminazione che nel recupero globale.
La proporzione dei pazienti che hanno sperimentato recupero uditivo è stata significativamente maggiore nel gruppo uno (57.6%) e nel gruppo due (58.8%) rispetto al gruppo tre dove è stato del 31.3%.
Non è stata evidenziata differenza significativa nei due gruppi che hanno effettuato terapia a 2,5 ata ma con tempistiche differenti (1 ora rispetto a 2 ore) per cui gli autori ritengono che il trattamento prolungato per due ore non sia necessario e propongono come più indicato quello che prevede respirazione di ossigeno a 2.5 ata per 1 ora.
Sembra altresì che le basse pressioni (1.5 ata) siano inefficaci rispetto allo standard di terapia in questa patologia che si aggira fra le 2.2 e le 2.5 ata.
Dott. Luigi Santarella
Laurea in Medicina e Chirurgia Università di Bologna,
Master di II° livello in Medicina Subacquea e Iperbarica
Ordine Dei Medici di Ravenna N° 3151
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