Avevamo visto, nello scorso articolo, quanto sia importante eseguire correttamente le manovre di compensazione per evitare l’insorgere di barotraumi dell’orecchio. Oggi approfondiremo il tema vedendo, nel dettaglio, le diverse tipologie di manovra.
Manovre di compensazione: la manovra di Valsalva
Potremmo definirla la manovra di pressione per eccellenza. quella che per prima viene insegnata ai subacquei: la manovra di Valsalva.
Inventata da Antonio Maria Valsalva, medico del ‘700 che la utilizzava per eliminare il pus contenuto nell’orecchio medio attraverso il condotto uditivo esterno nei casi di otite purulenta, la manovra di Valsalva si attua spingendo aria nel naso, come per soffiarlo, ma tenendo le narici chiuse con le dita. Si tratta di un’espirazione forzata a naso chiuso, che comporta l’instaurarsi di una sovra pressione all’interno del torace, causata dall’azione dei muscoli respiratori. La pressione si trasmette fino al rinofaringe, dove è situato l’ostio tubarico.
Attenzione, però: sembra più facile di quanto, in realtà, non sia! Spesso non è sufficiente dire al subacqueo inesperto: “chiudi il naso e spingi” perché non è detto che spingendo, l’aria vada nel posto giusto. Ai primi tentativi, infatti, molti gonfiano le guance perché istintivamente mandano l’aria in bocca e ottengono una manovra inefficace. Inoltre, in alcuni casi, senza cause patologiche, verifichiamo che la sola sovra pressione nel rinofaringe non è sufficiente ad aprire l’ostio tubarico e a rendere efficace la manovra.
Nessuno, sono certo, vorrebbe accorgersi di queste indesiderate eventualità durante la prima immersione!
Quindi, anche se sembra facile, la manovra di Valsalva deve essere spiegata e provata, prima a secco, poi in acqua, per poter essere ragionevolmente tranquilli che possa funzionare in immersione. Vediamo come si può fare a capire, a secco, se la manovra di Valsalva viene eseguita correttamente.
Prova a secco della manovra di Valsalva
Per prima cosa, chiudiamo una narice alla volta e facciamo qualche profonda espirazione attraverso la narice che rimane aperta. Poi facciamo la stessa cosa, ma a bocca aperta. Se funziona (e funzionerà) allora sarete certi di mandare l’aria nel posto giusto.
Ora, proviamo a ripetere l’operazione chiudendo entrambe le narici e continuiamo a spingere (con delicatezza) fintanto che non sentiamo che le orecchie, all’improvviso, si chiudono. La sensazione è molto evidente ed è dovuta all’estroflessione del timpano che viene spinto verso l’esterno dall’ingresso di aria nell’orecchio medio. Se riusciamo a farlo a secco, non dovremmo avere alcun problema a farlo in immersione, dove il gradiente pressorio rende la manovra più facile.
Una volta che ci saremo resi conto di effettuare una manovra di Valsalva efficace, potremo provare a farla a bocca chiusa, a bocca aperta e poi di nuovo a bocca chiusa gonfiando le guance. Facendo questi esercizi, è importante capire in quale posizione si trovi il palato molle mentre compensiamo. Se tutto funziona bene siamo pronti per provare in acqua.
Se le prove a secco sono state effettuate con successo, l’unico ostacolo per una compensazione efficace in immersione potrebbe essere quello di ritardare eccessivamente la manovra, trovandoci ad eseguirla quando fossimo già troppo profondi (vi assicuro che capita più che spesso).
Una raccomandazione: non fate mai la manovra di Valsalva in risalita!
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Le manovre di movimento
Qualche subacqueo, particolarmente dotato (o fortunato) riesce a compensare in immersione senza chiudere il naso, solo muovendo la mandibola, deglutendo saliva o semplicemente muovendo il palato molle. Una gran bazza, diciamo noi a Bologna! Compensazione hands free, come dicono gli apneisti esperti: senza problemi e mani sempre libere. Vediamo come è possibile.
I movimenti che portano all’apertura fisiologica dell’ostio tubarico, infatti, sono la deglutizione, i movimenti di apertura della bocca e di avanzamento della mandibola. In sintesi, sono tutti quei movimenti che comportano il coinvolgimento dei muscoli che governano la motilità del palato molle e inducono l’apertura dell’ostio tubarico. Questi muscoli sono il tensore del velo e l’elevatore del velo, ricordiamoceli (il velo sarebbe, appunto, il palato molle).
Se ci ragioniamo un attimo, capiamo che per ottenere l’apertura della tuba, e quindi la compensazione dobbiamo imparare a muovere il palato molle, una parte di noi che molti non sanno nemmeno di avere!
L’altra importante considerazione da fare è che quando si compensa con le sole manovre di movimento non ci si avvale di nessuna sovra pressione nel rinofaringe che possa favorire l’apertura della tuba. Quindi, l’aria potrà passare nella cassa del timpano solo in funzione del gradiente naso>orecchio, nel momento in cui invitiamo la tuba ad aprirsi. Di conseguenza, nessuna auto insufflazione e sensazioni del tutto differenti, molto più attenuate, da quelle che si percepiscono facendo le manovre di Valsalva o Marcante-Odaglia.
Come compensare con le manovre di movimento?
Compensare con le sole manovre di movimento sarà possibile solo se ricorrono tre specifiche circostanze:
- la capacità di effettuare movimenti efficaci del palato molle, reclutando la mandibola e la lingua;
- una tuba che risponda senza difficoltà alle manovre di movimento;
- la capacità di individuare il momento esatto in cui compensare, perché un minimo ritardo bloccherebbe la tuba per effetto della variazione di pressione.
Il modo più semplice per compensare, senza chiudere il naso con le dita, è dato dall’esecuzione di rapidi movimenti di allontanamento delle arcate dentarie, schiacciando la lingua in basso nel momento in cui si avverte una minima pressione sulle orecchie. Col passare del tempo, acquisendo esperienza, moltissimi subacquei si trovano a ricorre alle manovre di movimento per compensare. La maggior parte lo fa solo quando è lontano dalla superficie, dove le variazioni di quota si sentono meno sulle orecchie. Alcuni, i più dotati (o più fortunati) riescono a farlo per tutta la discesa.
Anche in questo caso esistono degli esercizi, da fare a secco, che possono aiutarci ad acquisire padronanza dei movimenti necessari a compensare.
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La manovra di Marcante-Odaglia (o di Frenzel)
Io la definisco la manovra dei subacquei esperti, non tanto perché richieda chissà quali capacità, ma perché chi la esegue si deve essere impegnato per apprenderla, studiando e provando. Oppure può averla acquisita istintivamente, praticando immersioni. Quindi, in mare o sui libri, ha acquisito esperienza.
La manovra di Marcante-Odaglia è una manovra di movimento e pressione, perché conduce alla apertura dell’ostio tubarico, quindi alla compensazione, sia creando una sovrappressione nel rinofaringe, sia invitando le tube all’apertura. Si esegue a naso chiuso, con la lingua che arretra e spinge verso l’alto il palato molle (muovendosi come nella prima fase della deglutizione). In questo modo, l’aria contenuta nel rinofaringe, non potendo uscire né dal naso né dalla bocca, viene compressa dal movimento verso l’alto del palato molle, mentre le tube sono invitate alla apertura dal movimento dei muscoli peritubarici.
Vedrete che facendola si ottiene la compensazione con un’azione rapida e molto efficace.
Come imparare a eseguire la manovra di Mercante-Odaglia
È importante la posizione di partenza: facciamo attenzione a dove si appoggia la lingua quando pronunciamo la lettera T (punta della lingua alla base degli incisivi superiori) e la lettera K (dorso della lingua sul palato duro) perché queste due posizioni sono i punti di partenza per la sequenza di movimenti della manovra di Marcante-Odaglia. Facendo forza in questi punti (prima l’uno, poi l’altro) facciamo spingere la lingua contro il suo appoggio, muovendola come se volessimo deglutire, mentre teniamo il naso chiuso con le dita. Così facendo il pomo d’Adamo si muoverà a ogni spinta, venendo trascinato verso l’alto dall’azione della lingua (per apprezzarlo, posso sfiorarlo con le dita della mano libera, oppure eseguire la manovra davanti allo specchio). Se avremo agito in modo corretto, otterremo la compensazione.
Per capire, a secco, se la nostra esecuzione della manovra di Marcante-Odaglia è corretta, dobbiamo fare attenzione a non utilizzare i muscoli della respirazione. Quindi, la manovra è eseguita correttamente se il torace e l’addome non si muovono (in caso contrario, avremmo fatto un Valsalva!). Tenendo la mano libera appoggiata sulla parte alta dell’addome capiremo facilmente se stiamo espirando oppure no.
Infine, per avere l’assoluta certezza di eseguire correttamente il Marcante-Odaglia, proveremo la manovra dopo aver eseguito una profonda espirazione (ovvero con i polmoni quasi vuoti): in questo modo, se riusciremo a compensare potremo averlo fatto solo con il Marcante-Odaglia.
Vi invito a provare e sono certo che tutti voi ce la farete!
Se siete interessati a conoscere alcuni esercizi utili ad acquisire padronanza dei movimenti dei muscoli peritubarici, utilissimi per migliorare la capacità di compensare, è consigliabile la lettura del libro L’orecchio In Immersione.
Al prossimo incontro, parleremo di quando le cose non vanno per il verso giusto e compaiono i barotraumi.
Dott. Ferruccio Di Donato
Laurea in Medicina e Chirurgia Università di Bologna
Specializzazione in Medicina del Nuoto e delle attività subacquee – istituto di fisiologia umana Università di Chieti
Ordine Dei Medici di Bologna N° 11812
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