Salve,
mio marito ha appena effettuato una rmn all’anca che riporta:
a livello della superficie di carico dell’epifisi femorale dx è presente zona di osteonecrosi di c.a. 3 cm delimitata da importante iperemia spongiosa reattivo; si associa versamento artro sinovitico endoarticolare esteso in sede iuxta-articolare.
Piccola zona di osteonecrosi di c.a. 15 mm, è apprezzabile a livello della superficie di carico dell’epifisi femorale sn, in assenza di iperemia spongiosa reattiva.
E’possibile risolvere la situazione con la camera iperbarica evitando l’intervento chirurgico?
Quante sedute occorrono?
Grazie,
Barbara
Risponde la dott.ssa Alessandra Morelli
Laurea in Medicina e Chirurgia Università di Bologna
Specializzazione in Chirurgia Generale Università di Bologna
Ordine Dei Medici di Bologna N° 15985
Gentile Barbara,
la ringrazio per averci scritto per avere un consulto.
Avere a disposizione il referto della risonanza magnetica mi consente di avere una buona idea della situazione di suo marito.
La diagnosi della radiografia è di osteonecrosi bilaterale della testa del femore, più grave a destra. La situazione in questi casi è invalidante: i pazienti con questo tipo di problema hanno molto dolore e sono costretti a cambiare le proprie abitudini di vita.
Al Centro Iperbarico di Bologna trattiamo da molti anni con attenzione questa malattia e siamo il più possibile vicini alle difficoltà non solo fisiche di questi nostri pazienti, per questo motivo le confermo che è possibile intraprendere il percorso dell’ossigenoterapia iperbarica come tentativo di conservare l’articolazione colpita.
È documentato che nello stadio di malattia in cui si trova suo marito, ci sia un ottimo margine di recupero: il paziente può tornare alle sue normali attività quotidiane e lavorative, grazie innanzitutto a un miglioramento del dolore e poi di ripresa dei movimenti dell’articolazione.
La situazione della testa del femore di destra appare più avanzata, ma ci si può aspettare di ridurre il dolore. Questo grazie ad una particolare azione dell’ossigeno iperbarico sull’infiammazione (“iperemia reattiva di spongiosa”, interna all’osso, e “versamento artrosinovitico”, nella capsula articolare, come recita il referto che ci ha riportato). La riduzione del dolore consente un recupero funzionale significativo, nella maggior parte dei casi.
Grazie alla terapia iperbarica, inoltre, sarà possibile arrestare la progressione della malattia, cioè l’ulteriore aggravamento dei fenomeni degenerativi. Se l’osteonecrosi non viene trattata, infatti, può portare ad un vero e proprio cedimento della superficie articolare della testa del femore e possono sopraggiungere alterazioni della superficie articolare corrispondente sul bacino (acetabolo): l’artrosi.
Le chiedo infine se è stata eseguita anche una radiografia del bacino, perché aggiungerebbe delle informazioni importanti sullo stato della superficie delle articolazioni e potremmo individuare se si siano presentate le prime alterazioni che portano all’artrosi.
La nostra esperienza e la letteratura scientifica di questi ultimi anni, ci fa sperare di ottenere un recupero completo della lesione a carico dell’anca sinistra che è ad uno stadio molto iniziale.
Al Centro Iperbarico di Bologna vengono applicate le linee guida nazionali per la cura dell’osteonecrosi. Le tempistiche prevedono un primo ciclo da 50 sedute. Al termine il paziente viene sottoposto a controllo con nuova risonanza e radiografia che vengono lette ed interpretate dal suo ortopedico di riferimento.
Se si osserva un miglioramento (riduzione dei segni radiologici di infiammazione, del dolore che il paziente riferisce, movimenti più agevoli…), senz’altro proponiamo di completare il protocollo con altre 40 sedute. Anche stavolta, al termine, si ripetono gli esami e la valutazione clinica dell’ortopedico.
Come vede si tratta di un lungo ed impegnativo periodo di cura, da affrontare con costanza e determinazione, l’obiettivo di evitare o rinviare il più possibile l’intervento di sostituzione dell’articolazione può essere raggiunto in un elevato numero di casi.
Se volete prenotare una nostra visita, non esitate a contattare il Centro Iperbarico chiamando il numero 051/6061240.
Consiglio infine, come parte integrante di qualunque terapia per osteonecrosi della testa del femore, di salvaguardare dal peso l’articolazione colpita mantenendo un’attività fisica compatibile con le condizioni articolari per mantenere la muscolatura.
Nel caso di suo marito dovrebbe utilizzare delle stampelle tutto il giorno per camminare e praticato un po’ di nuoto o cyclette (a bassa gradazione di sforzo).
Un saluto e i miei migliori auguri,
dott. Alessandra Morelli
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OSTEONECROSI ASETTICA O VASCOLARE
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Risponde la dott.ssa Alessandra Morelli
Laurea in Medicina e Chirurgia Università di Bologna
Specializzazione in Chirurgia Generale Università di Bologna
Ordine Dei Medici di Bologna N° 15985
Gentile Barbara,
la ringrazio per averci scritto per avere un consulto.
Avere a disposizione il referto della risonanza magnetica mi consente di avere una buona idea della situazione di suo marito.
La diagnosi della radiografia è di osteonecrosi bilaterale della testa del femore, più grave a destra. La situazione in questi casi è invalidante: i pazienti con questo tipo di problema hanno molto dolore e sono costretti a cambiare le proprie abitudini di vita.
Al Centro Iperbarico di Bologna trattiamo da molti anni con attenzione questa malattia e siamo il più possibile vicini alle difficoltà non solo fisiche di questi nostri pazienti, per questo motivo le confermo che è possibile intraprendere il percorso dell’ossigenoterapia iperbarica come tentativo di conservare l’articolazione colpita.
È documentato che nello stadio di malattia in cui si trova suo marito, ci sia un ottimo margine di recupero: il paziente può tornare alle sue normali attività quotidiane e lavorative, grazie innanzitutto a un miglioramento del dolore e poi di ripresa dei movimenti dell’articolazione.
La situazione della testa del femore di destra appare più avanzata, ma ci si può aspettare di ridurre il dolore. Questo grazie ad una particolare azione dell’ossigeno iperbarico sull’infiammazione (“iperemia reattiva di spongiosa”, interna all’osso, e “versamento artrosinovitico”, nella capsula articolare, come recita il referto che ci ha riportato). La riduzione del dolore consente un recupero funzionale significativo, nella maggior parte dei casi.
Grazie alla terapia iperbarica, inoltre, sarà possibile arrestare la progressione della malattia, cioè l’ulteriore aggravamento dei fenomeni degenerativi. Se l’osteonecrosi non viene trattata, infatti, può portare ad un vero e proprio cedimento della superficie articolare della testa del femore e possono sopraggiungere alterazioni della superficie articolare corrispondente sul bacino (acetabolo): l’artrosi.
Le chiedo infine se è stata eseguita anche una radiografia del bacino, perché aggiungerebbe delle informazioni importanti sullo stato della superficie delle articolazioni e potremmo individuare se si siano presentate le prime alterazioni che portano all’artrosi.
La nostra esperienza e la letteratura scientifica di questi ultimi anni, ci fa sperare di ottenere un recupero completo della lesione a carico dell’anca sinistra che è ad uno stadio molto iniziale.
Al Centro Iperbarico di Bologna vengono applicate le linee guida nazionali per la cura dell’osteonecrosi. Le tempistiche prevedono un primo ciclo da 50 sedute. Al termine il paziente viene sottoposto a controllo con nuova risonanza e radiografia che vengono lette ed interpretate dal suo ortopedico di riferimento.
Se si osserva un miglioramento (riduzione dei segni radiologici di infiammazione, del dolore che il paziente riferisce, movimenti più agevoli…), senz’altro proponiamo di completare il protocollo con altre 40 sedute. Anche stavolta, al termine, si ripetono gli esami e la valutazione clinica dell’ortopedico.
Come vede si tratta di un lungo ed impegnativo periodo di cura, da affrontare con costanza e determinazione, l’obiettivo di evitare o rinviare il più possibile l’intervento di sostituzione dell’articolazione può essere raggiunto in un elevato numero di casi.
Se volete prenotare una nostra visita, non esitate a contattare il Centro Iperbarico chiamando il numero 051/6061240.
Consiglio infine, come parte integrante di qualunque terapia per osteonecrosi della testa del femore, di salvaguardare dal peso l’articolazione colpita mantenendo un’attività fisica compatibile con le condizioni articolari per mantenere la muscolatura.
Nel caso di suo marito dovrebbe utilizzare delle stampelle tutto il giorno per camminare e praticato un po’ di nuoto o cyclette (a bassa gradazione di sforzo).
Un saluto e i miei migliori auguri,
dott. Alessandra Morelli
Gentile dott.ssa Morelli,
Le scrivo in merito a mio fratello che dopo aver sofferto di displasia midollare una volta uscito dall’ospedale ha cominciato ad avvertire intensi dolori al ginocchio e serie difficoltà di deambulazione. il referto della RMN al bacino recita: “a carico dell’anca sinistra presenza di marcato versamento endo-articolare con usura della cartilagine articolare, sofferenza osteocondrale del pavimento acetabolare; modesti segni di algo-neuro-distrofia a carico del collo femorale”.
Gli sono stati prescritti fiale intramuscolarei di Clody, compresse Nevridol, flaconi di Dibase. Inoltre carico parziale con bastoni canadesi di max 15 KG e mobilizzazione attiva e passiva dell’arto sinistro con esercizi di tonificazione muscolare.
I medici ipotizzano una osteonecrosi. Mi chiedo se la terapia iperbarica possa nel suo caso apportare giovamento, anche perché a causa del dolore non riesce a muovere l’arto sinistro, come invece gli viene consigliato di fare, dal momento che dopo 2 mesi e mezzo di degenza in ospedale ha perso tono muscolare.
Attendo una Sua cortese risposta.
Gentilissima Angela,
grazie per averci scritto e aver raccontato la storia di suo fratello.
Abbiamo provveduto a inviare la sua richiesta alla dott.ssa Morelli che le risponderà nei prossimi giorni direttamente in un post a parte.
Cordiali saluti
Valentina- Redazione Centro Iperbarico Bologna
Buonasera, mi chiamo Giulio e sono di Catanzaro. Il 16 ottobre del 2019 ho avuto una frattura sottocapitata della testa del femore e mi hanno inserito 3 viti cannulate in titanio. Ho fatto fisioterapia: le radiografie risultano buone come se la frattura neanche esistesse, però io avverto dolori ai glutei, dolore all’inguine e alla coscia, gonfiore al piede e non riesco ad alzare e piegare bene la gamba. In più, non riesco neanche ad inginocchiarmi. Giorno 11 luglio 2020 ho fatto la risonanza magnetica, da qui mi hanno diagnosticato la necrosi al terzo stadio, l’ortopedico mi ha consigliato di fare l’infiltrazione Beck con cellule staminali essendo un soggetto giovane oppure un eventuale protesi d’Anca. Cosa mi consigliate di fare?
Aspetto vostri consigli, grazie
Risponde il Direttore Sanitario del Centro Iperbarico di Bologna, dott. Ferruccio Di Donato
Laurea in Medicina e Chirurgia Università di Bologna
Specializzazione in Medicina del Nuoto e delle attività subacquee – istituto di fisiologia umana Università di Chieti
Ordine Dei Medici di Bologna N° 11812
Buongiorno Giulio,
premetto che per esprimere un parere circostanziato occorrerebbe visitare il paziente e prendere visione della diagnostica per immagini, ma sulla base di ciò che scrivi, una osteonecrosi della testa femorale che insorge in conseguenza di una frattura sottocapitata ha indicazione a essere trattata con un ciclo di ossigenoterpia iperbarica.
Se parlando di “necrosi al 3° stadio” intendi il 3° stadio della classificazione di Steimberg, significa che il profilo corticale della testa femorale è conservato, ma è presente collasso sub condrale, ovvero la zona di necrosi si trova proprio sotto il profilo della testa femorale e c’è il rischio che lo stesso ceda sotto il carico
dovuto alla deambulazione.
Ciò significa che è urgente iniziare la terapia iperbarica e che è bene usare 2 antibrachiali (stampelle) per ridurre il carico sull’anca colpita.
Il protocollo terapeutico di ossigenoterapia iperbarica prevede 90 sedute totali; noi, al Centro iperbarico di Bologna, siamo soliti effettuare un primo ciclo di 50 sedute e procedere a una RMN di controllo. A questo punto, se la sintomatologia è migliorata e se la risonanza mostra segni di regressione dell’osteonecrosi, si procede anche al secondo ciclo di 40 sedute. Al contrario, se non ci fossero segni di miglioramento non resterebbe altro che la protesi d’anca.
Riguardo al trattamento con infiltrazione di cellule staminali, non ci sono ancora studi che ne individuino l’esatta collocazione in problemi come il tuo. Il mio consiglio è quello di valutarne l’impiego dopo le prime 50 sedute OTI e affiancarlo al secondo ciclo di terapia iperbarica nel caso che al controllo si fossero apprezzati solo benefici di lieve entità.
Rimango a tua disposizione per ogni chiarimento anche per contatto telefonico
Saluti
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