Gentili dottori, nel 2001, a seguito di una caduta in bicicletta, mi ruppi il collo del femore sinistro. L’equipe chirurgica decise (avendo all’epoca 43 anni) di farmi una osteo-sintesi della frattura scomposta, tramite tre chiodi endomidollari.
Dopo alcuni mesi la frattura si è consolidata e le lastre mostravano la normalizzazione senza necrosi della frattura, con l’acetabolo in buone condizioni. Ho ripreso la mia normale attività lavorativa e sportiva (ciclismo, sci, tennis).
Nel 2017 ho iniziato ad avvertire dei dolori in zona inguinale e al muscolo psoas. Allarmato, ho eseguito un RMN senza contrasto e poi un RX anca/bacino, il cui esito è stato:
“avanzati segni di coxartrosi, marcato assottigliamento della cartilagine, aspetto irregolare della corticale ossea, sfumato edema intraspongioso a carico della testa, che mostra iniziale ovalizzazione. con diametri assiali di 24×16 e longitudinale 13 mm. Voluminosa formazione cistica sottocorticale di 13 mm circa a livello del ciglio cotiloideo. Non risultano problemi a carico dell’apparato muscolare sx e dell’anca destra nel suo complesso.”
La domanda è: è possibile intervenire con l’ossigenoterapia iperbarica in modo da può posticipare la protesi?
Grazie per la disponibilità.
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Risponde il dott. Luigi Santarella,
Laurea in Medicina e Chirurgia Università di Bologna,
Master di II° livello in Medicina Subacquea ed Iperbarica
Ordine Dei Medici di Ravenna N° 3151
Buongiorno sig. Gianni, grazie per l’attenzione.
Il quadro che mi sottopone, per quanto risulta sempre difficile dare un consiglio solo da un referto di risonanza magnetica/radiografia, deporrebbe per un quadro degenerativo avanzato.
Risulta di primaria importanza anche la valutazione clinica: quanto è importante il dolore?, qual è la limitazione funzionale e quanto questi due fattori influenzano la qualità della vita?
Tutte queste considerazioni devono essere prese in esame nella valutazione del suo caso specifico: a fianco ad un quadro degenerativo avanzato, si osservano fenomeni flogistici in corso (edema intraspongioso) che spesso sono responsabili della sintomatologia dolorosa e, in parte, della progressione della degenerazione.
In un’ottica conservativa, ove la qualità della vita sia buona e soddisfacente, lo specialista ortopedico/fisiatra potrebbe considerare l’uso dell’Ossigeno Terapia Iperbarica (OTI) per stabilizzare il quadro clinico. In questi casi, altamente selezionati, l’efficacia dell’OTI dovrebbe manifestarsi soprattutto sulla riduzione del dolore.
Poichè i fenomeni artrosici e degenerativi sono irreversibili, l’OTI, come detto sopra, non ha una funzione prettamente curativa, come avrebbe nelle forme di necrosi ossea più precoci, ma solo palliativa.
A fianco all’OTI dovrebbe essere sviluppato un percorso riabilitativo personalizzato per migliorare o ridurre i fattori che possono peggiorare il quadro clinico (dismetrie, alterazioni posturali ect.).
Viene da sé che un’attenta valutazione a 360° gradi del suo stato di salute sia fondamentale per sviluppare il percorso terapeutico/riabilitativo più appropriato possibile.
Il mio consiglio quindi è di rivolgersi ai suoi specialisti ortopedici e fisiatri che potranno giudicare al meglio il suo quadro clinico e consigliarla sull’approccio più indicato che potrebbe prevedere anche l’utilizzo dell’OTI.
Per qualsiasi ulteriore informazione non esitare a contattarci.
Un caro saluto,
Luigi Santarella
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