Osteoporosi e piastrinopenia: Giusy chiede un consiglio
Buongiorno, mi chiamo Giusy ed ho un quadro clinico alquanto complicato.
Vi contatto per sapere come ultima speranza se la terapia iperbarica potrebbe migliorare la mia osteoporosi, premetto che sono piastrinopenica.
Ho una sorella con la mia stessa malattia, è più grande di me ed ha avuto il crollo delle vertebre.
Entrambe facciamo cure con calcio e vitamina D. La situazione non sembra migliorare e non vorrei ritrovarmi nella stessa situazione invalidante.
Rimango in attesa di una vostra risposta,
cordiali saluti.
Giusy.
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Risponde il dott. Luigi Santarella,
Laurea in Medicina e Chirurgia Università di Bologna,
Master di II° livello in Medicina Subacquea ed Iperbarica
Ordine Dei Medici di Ravenna N° 3151
Buongiorno cara Giusy
Grazie per l’attenzione e la stima.
L’osteoporosi è un’importante patologia che può avere origine da alterazioni ormonali, nell’invecchiamento o può essere secondaria a svariate patologie come l’insufficienza renale cronica e l’ipertiroidismo.
Sempre più evidenze mostrano l’esistenza di una correlazione di questa patologia con una predisposizione genetica, lo stile e l’igiene di vita.
Risulta quindi fondamentale nel suo caso specifico l’inquadramento diagnostico/terapeutico che sicuramente gli specialisti di sua fiducia avranno effettuato e sulla base di questo sviluppare un percorso diagnostico/terapeutico adeguato per gestire e monitorare nel tempo questa patologia.
Per quanto riguarda l’ossigenoterapia iperbarica (OTI), recenti scoperte scientifiche ( https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28385082) hanno altresì confermato come l’OTI determini un’aumento della massa ossea tramite una fine regolazione della bilancia che regola il riassorbimento e la mineralizzazione dell’osso.
In base a queste evidenze si potrebbe speculare che, ove le terapie specifiche ottimizzate non abbiano la dovuta efficacia nella gestione della patologia, si potrebbe considerare l’OTI eseguita a cicli nel tempo come un coadiuvante alla terapia standard.
Il mio consiglio quindi è di rivalutare con i suoi specialisti di fiducia lo stato di malattia e di considerare con il loro consenso l’eventuale utilizzo dell’OTI come coadiuvante al percorso terapeutico, ove considerato appropriato.
Rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti.
Luigi Santarella
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