Osteomielite allo sterno con pus: come curare il padre di Gianna?
Buonasera dottoressa,
mi rivolgo a lei per un problema che sembra mi sembra davvero insormontabile.
Mio padre ha subito un intervento all’aorta ascendete nel 2012, dopo circa 2 mesi dall’intervento ha iniziato a sentire un forte dolore e a fuoriuscire del pus dalla ferita.
Dopo un anno e mezzo di prove, interventi e analisi di tutti i tipi gli è stata diagnosticata un’osteomielite allo sterno.
L’ultimo medico che l’ha visitata ha alzato le mani: dopo aver tentato di curarlo per mesi e mesi e aver fatto diversi tamponi che risultavano a volte positivi e a volte negativi, dopo che mio padre ha dovuto soffrire immensamente durante le medicazioni; il medico ha ammesso di non saper più che pesci pigliare.
Mio padre è demoralizzato, stanco e dolorante: secondo lei c’è la possibilità di risolvere il problema?
Ringraziandola la saluto
Gianna
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Risponde la dott.ssa Alessandra Morelli
Laurea in Medicina e Chirurgia Università di Bologna
Specializzazione in Chirurgia Generale Università di Bologna
Ordine Dei Medici di Bologna N° 15985
Gentile Gianna,
per quanto un medico affronti piuttosto spesso situazioni simili a quella di cui lei ci racconta, è sempre un dispiacere constatare che possano provocare sofferenze intense e per periodi così lunghi. Sulla base della mia esperienza, però, le posso dire che non dovete arrendervi perché non si tratta di un problema insormontabile.
La deiscenza (riapertura) di ferita sternale, dopo interventi di cardiochirurgia, è una complicanza possibile. Nei casi più seri vi è una sovrainfezione dell’osso che, in quella sede anatomica, è a stretto contatto con la cute.
È normale che la cute sia “abitata” da micro-organismi. Quando viene interrotta la continuità di questo rivestimento che ci isola dall’esterno, questi contaminano l’area esposta. Se la colonizzazione è massiccia e avviene in presenza di una predisposizione dell’ospite, può portare ad una vera e propria infezione.
A riprova dell’importanza della predisposizione individuale, è interessante notare come l’infezione della toracotomia (termine tecnico per “apertura chirurgica del torace”) più spesso si accompagna a infezione concomitante di altri siti chirurgici nello stesso paziente (ad esempio, della sede di prelievo della vena utilizzata per il by-pass). Stiamo parlando davvero di una netta minoranza di casi sul totale di tutti i pazienti sottoposti a cardiochirurgia, ma chi si occupa di ferite difficili si è confrontato almeno una volta con una situazione di questo tipo.
Per cercare di rendere ancora più raro questo tipo di complicanze sono stati portati avanti degli studi che hanno messo a fuoco alcuni fattori di rischio tra cui, soprattutto: l’obesità, il diabete ed un precedente infarto. I più comuni, come i meno frequenti, hanno comunque una discreta diffusione nella società industrializzata. Per tale motivo si pratica molta prevenzione delle infezioni durante il ricovero chirurgico. La bassa frequenza del problema lo testimonia.
In sede di sternotomia, come tipico dell’osteomielite, il manifestarsi dell’infezione può essere subdolo, anche a mesi di distanza dalla prima contaminazione. Eliminare i microorganismi responsabili può richiedere un impegno costante e l’investimento di molte energie da parte di medico e paziente. La possibilità di guarire c’è, ma occorre anche che le cure vengano proposte da specialisti che conoscano le infezioni dell’osso ed abbiano confidenza con la cura delle ferite difficili.
Presso il nostro Centro abbiamo trattato con successo diversi pazienti cardiochirurgici con questo particolare problema, così come con sovrainfezione del sito di prelievo dell’arto inferiore.
La deiscenza di ferita sternale è compresa dai protocolli ASL di Bologna per l’ossigenoterapia iperbarica come caso particolare di osteomielite cronica refrattaria.
Questo significa che possono essere consigliate fino a 60 sedute, in associazione ad antibioticoterapia specifica e, se i chirurghi che seguono il caso lo ritengono indicato, uno o più interventi di pulizia nel corso della terapia.
È opportuno che gli antibiotici vengano prescritti da uno specialista in malattie infettive, ovvero il medico che può metter in atto l’approccio più razionale ed aggiornato sulla scelta dei farmaci e sull’impostazione degli schemi di somministrazione.
Le sedute iperbariche si effettuano respirando ossigeno o miscele iperossiche, a seconda del caso del singolo paziente, tramite una maschera in una camera pressurizzata. Presso il Centro Iperbarico di Bologna, l’esposizione all’ossigeno dura per un totale di 75 minuti per seduta. Nel trattamento dell’osteomielite, la frequenza delle sedute è di cinque giorni alla settimana.
Per accedere alla terapia è necessaria una nostra visita medica accurata che ne confermi l’indicazione ed escluda problematiche generali del singolo paziente, tali da non renderlo idoneo.
Se suo padre volesse prenotare, il nostro numero è 051/6061240 e l’indirizzo e-mail scrivici@iperbaricobologna.it.
Tutti noi gli auguriamo di cuore di ristabilirsi del tutto, sperando di poter dare un aiuto.
Un caro saluto ed auguri anche per il nuovo anno,
Dott.ssa Alessandra Morelli
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