Protesi all’anca in paziente di 95 anni: la terapia iperbarica può essere utile?
04Egregio dott Di Donato,
vorrei chiederle: mia madre 95enne, con protesi entrambe le anche, ora presenta una dislocazione della protesi sx e un ortopedico da me interpellato mi dice che se fosse più giovane bisognerebbe fare una revisione della protesi, purtroppo ha forti dolori e vive con antidolorifici.
La mia domanda e potrebbe essere utile sedute di iperbarica?
Siamo di Venezia, grazie.
Lucia
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Risponde la dott.ssa Alessandra Morelli
Laurea in Medicina e Chirurgia Università di Bologna
Specializzazione in Chirurgia Generale Università di Bologna
Ordine Dei Medici di Bologna N° 15985
Gentilissima Lucia,
mi dispiace per la situazione di sua madre, che sembra non essere per nulla facile. Non ho dubbi che il dolore sia significativo ed è importante che tale sintomo si riesca a controllare.
Purtroppo alle volte l’età avanzata impone al chirurgo (ortopedico o no) una strategia conservativa che non verrebbe scelta per un paziente giovane. Questo perché l’età anziana spesso porta con sé numerose patologie (comorbilità), che aumentano di molto i rischi connessi ad un intervento chirurgico, al punto che i vantaggi di quest’ultimo non sono sufficienti a correrli. La decisione può anche dipendere dal constatare che un paziente anziano può essere a volte inattivo e non motivato o non fisicamente in grado di intraprendere un percorso riabilitativo dopo un intervento ortopedico.
Le informazioni che lei mi dà sono scarse: per valutare in modo corretto il caso occorrerebbe visitare la paziente, capire che tipo di vita conducesse prima del manifestarsi di questo problema e prendere visione della documentazione clinica già esistente (referti di visite ed esami).
È importante capire che elementi ci sono per spiegare come è avvenuta questa dislocazione di protesi. Suppongo che la diagnosi sia stata possibile tramite un esame RX. Sono stati eseguiti anche approfondimenti radiologici più complessi? E degli esami del sangue? Una densitometria ossea?
È chiaro che rimuovere la protesi ed analizzarla potrebbe dare una risposta definitiva sulle cause della dislocazione e potrebbe far parte della terapia. In un caso simile su un soggetto giovane in genere si procede così, ma nel caso della sua mamma la prudenza è d’obbligo.
Può succedere che, anche a distanza di tempo dall’intervento di posizionamento della protesi, si manifesti un’infezione sino al momento rimasta nascosta. Gli esami di laboratorio, in particolare gli “indici di flogosi” (parametri che si innalzano in caso di infezione/infiammazione), potrebbero confermare tale ipotesi. In caso di fondato sospetto può essere indicato un esame un po’ più impegnativo: la scintigrafia con leucociti marcati.
In caso di conferma di infezione dell’osso “periprotesica”(attorno alla protesi) vi propongo senz’altro di coinvolgere, sempre in collaborazione con l’ortopedico, uno specialista in malattie infettive. Impostare una terapia antibiotica ai dosaggi e della durata giusta è l’unica possibilità per riuscire a gestire la situazione.
Il protocollo del Servizio Sanitario Nazionale indica il trattamento iperbarico per l’osteomielite cronica refrattaria solo nel caso in cui sia possibile l’espianto della protesi infetta e dopo un corretto ciclo di antibiotici della durata di almeno sei settimane.
È dimostrato che la percentuale di pazienti affetti da osteoporosi che si sottopongono all’intervento di artroprotesi d’anca non è trascurabile e che aumenta con l’età. Questo è un fattore di rischio di dislocazione, perché la protesi non viene in tal caso impiantata su di un osso sano, ma su sede instabile. È interessante notare come la maggior parte delle protesi d’anca venga richiesta da donne anziane a causa dell’osteoartrosi, la stessa categoria di pazienti con maggior probabilità di avere anche l’osteoporosi. La densitometria ossea è l’esame che può risolvere questo ulteriore dubbio.
Non c’è, al momento, evidenza di un’utilità della terapia iperbarica sull’osteoporosi.
Quindi, nel caso fosse questa la causa, non consiglio questo ma gli altri trattamenti che vi verranno di sicuro proposti dall’ortopedico.
Se vi fosse diagnosi di infezione dell’osso, se la decisione sull’inoperabilità venisse rivista e se lo riteneste opportuno, visiteremmo volentieri la signora presso i nostri ambulatori per considerare l’idoneità alla camera iperbarica, con tutti i referti relativi alla patologia e alla sua storia clinica più in generale (telefono 051/6061240, e mail scrivici@iperbaricobologna.it, per prenotare).
Comprendo che la distanza dalla nostra sede possa costituire un problema, ma vi ricordo che ci siamo convenzionati con strutture di accoglienza e servizi per i nostri pazienti che vengono da lontano.
Ultimo ma non meno importante, raccomando di impostare una terapia del dolore efficace. Questo potrebbe rendere necessario chiamare in causa uno specialista in materia, cioè un anestesista, e tornarci per controlli periodici finché sua mamma non ottenga sollievo. Esistono ambulatori di questo tipo (di Terapia Antalgica) presso le strutture del Servizio Sanitario Nazionale.
Auguro alla signora di stare meglio quanto prima.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Alessandra Morelli
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