L’attività di estrazione del petrolio per molti anni si è concentrata su operazioni di localizzazione, perforazione, estrazione, stoccaggio e trasporto; dopo questo intenso periodo iniziale, l’estrazione del petrolio inizia la sua lenta ma inesorabile riduzione di attività fino ai livelli attuali.
Successivamente quindi non resta che mantenere e sorvegliare che tutto funzioni regolarmente per assicurare il costante flusso del petrolio che viene ancora estratto. Gli impianti tipici per questo tipo di lavoro vengono denominati impianti di saturazione o d’intervento e definiscono due metodologie di lavoro che differiscono tra di loro solamente per la durata dell’intervento sul fondo. Le procedure di saturazione vengono impiegate quando si tratta di eseguire sul fondo un lavoro lungo che richiede l’intervento di più persone per molti giorni. L’altro invece è un intervento rapido, di poche ore, spesso eseguito da una o due persone.
L’impianto di saturazione e/o d’intervento consta essenzialmente di un habitat di superficie (camera iperbarica), di una campana (S.D.C.) e di un sistema di messa a mare e di recupero della campana. Queste camere iperbariche sono il concentrato di tutte le tecnologie applicabili in questo settore e ciò è giustificato dal fatto che hanno il compito di mantenere in ottime condizioni fisiche e psichiche un soggetto costantemente pressurizzato, in un micro ambiente di gas artificiale (mix heliox) per giorni e giorni, e lavorare anche ad oltre 200 m di profondità in un ambiente freddo, buio, ostile e pericoloso.
Agli inizi degli anni ’80 mentre l’attività off-shore cominciava rapidamente a decrescere, si apriva un’altra strada al settore iperbarico, quella dell’ossigenoterapia.
Nei trattamenti degli embolizzati o delle patologie d’elezione per il trattamento con Ossigeno Terapia Iperbarica, la cancrena gassosa e l’intossicazione da ossido di carbonio, si è notato in un certo numero di pazienti il miglioramento o la guarigione di altre patologie certamente meno gravi, ma comunque invalidanti.
Numerosi ricercatori e studiosi hanno in breve testato ed applicato l’O.T.I. per un vasto numero di patologie che sono state classificate e normalizzate in sede nazionale ed internazionale. Questo fatto ha avuto come conseguenza che le camere di decompressione sono state adeguate anche per i trattamenti con O.T.I. e che nel privato si è risvegliato un interesse economico nella gestione di Centri di Medicina Iperbarica.
Le camere di decompressione sia militari che civili presenti sul territorio nel tempo sono state migliorate con l’introduzione di alcuni dispositivi, al fine di rendere più confortevole il trattamento a soggetti non in pericolo di vita:
- introduzione di sistemi di respirazione più sicuri
- sedili più confortevoli
- illuminazione di sicurezza
- analisi dell’ossigeno in camera ecc.
Dopo le prime esperienze pioneristiche, inizia la progettazione e costruzione di veri e propri Centri Iperbarici impostati come strutture per Day-Hospital in cui, oltre alle camere iperbariche, erano previsti locali di accoglienza, visita, pronto soccorso, laboratori analisi, emergenza e degenza in grado di accogliere numerosi pazienti al giorno.
Fonte dati gentilmente concessa dalla HDS Italia Notizie
Stefano Agnini
Staff tecnico camere iperbariche
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