Cos’è l’ossigenoterapia iperbarica?
L’ossigenoterapia iperbarica (OTI) viene abitualmente prescritta per il trattamento di numerose ed eterogenee patologie, croniche e acute, caratterizzate dalla scarsa tendenza a mostrare guarigione spontanea o a seguito di altri trattamenti che potremmo definire convenzionali. Quando la terapia iperbarica non ottiene il risultato voluto, molti pazienti possono andare incontro a menomazioni permanenti come amputazioni, perdita definitiva dell’udito in un orecchio, protesizzazione ortopedica o altri gravi inconvenienti.
I protocolli terapeutici OTI utilizzati al Centro Iperbarico di Bologna sono chiaramente definiti nel “documento di consenso sulle raccomandazioni in merito alla ossigenoterapia iperbarica” redatto dalla AUSL Bologna, sulla base delle indicazioni approvate dal Ministero della Salute e delle linee guida delle società scientifiche di riferimento (SIMSI – SIAARTI).
Poiché le patologie che riconoscono indicazione alla terapia iperbarica sono, come già detto, numerose ed eterogenee, i protocolli terapeutici variano da 1 a 90 sedute giornaliere, in funzione della diagnosi di ammissione. Nella maggior parte dei casi si tratta di cicli che vanno da 20 a 90 sedute. Molti protocolli prevedono controlli clinico strumentali intermedi, per valutare l’efficacia del trattamento e stabilire, di conseguenza, se sussiste l’indicazione a proseguire.
Per garantire l’efficacia della terapia è molto importante dare continuità al protocollo terapeutico e portare a termine i cicli nel tempo stabilito. Pertanto, una lunga interruzione della terapia deve essere, per quanto possibile, evitata.
Ossigenoterapia iperbarica e COVID 19
L’ossigenoterapia iperbarica, in Italia e in molte parti del mondo, viene effettuata sottoponendosi a sedute quotidiane, in ambiente pluriposto confinato e pressurizzato, della durata di 90 minuti ciascuna. Al Centro Iperbarico di Bologna, ogni camera iperbarica (ne abbiamo 2 identiche) ha 12 posti, 11 per i pazienti e 1 per il Tender, ovvero l’operatore sanitario che accompagna i pazienti durante la seduta. In camera iperbarica, ogni paziente respira ossigeno puro tramite maschera oronasale o caschetto, mediante un sistema a circuito chiuso con scarichi convogliati all’esterno. L’efficienza del sistema è garantita dal monitoraggio del microclima nella camera iperbarica (per scongiurare la dispersione di ossigeno in ambiente) e dal monitoraggio della percentuale di ossigeno nella maschera di ogni paziente (per evitare che una maschera mal posizionata comporti la respirazione di aria ambiente).
La pandemia da COVID 19 ha posto a noi Medici di Medicina iperbarica il problema inedito del se e come proseguire i trattamenti OTI in questo drammatico momento, senza correre il rischio di favorire il contagio fra i pazienti e il personale sanitario.
È un problema complesso, con risvolti etici e pratici di non univoca interpretazione. L’interruzione del protocollo terapeutico riduce le possibilità di contagio, ma aumenta e non di poco la probabilità di vedere un insuccesso terapeutico che, in molti casi, può esitare in una menomazione. Pertanto, abbiamo dovuto trovare il modo di erogare le prestazioni di ossigenoterapia iperbarica alle persone che ne hanno indifferibile necessità, modificando la nostra operatività in modo tale da ridurre al minimo i rischi di contagio interumano, seguendo, a tal fine, le indicazioni delle autorità e delle società scientifiche competenti per la Medicina iperbarica.
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Il nuovo protocollo del Centro Iperbarico Bologna
Al Centro iperbarico di Bologna riteniamo che i presupposti per quella che potremo definire la nuova sicurezza della terapia iperbarica debbano essere i seguenti:
- ridurre al minimo il numero di persone contemporaneamente presenti al Centro iperbarico per rispettare le indicazioni relative al distanziamento sociale;
- ridurre il numero di persone contemporaneamente presenti all’interno della camera iperbarica, per assicurare una sufficiente distanza fra le persone;
- distanziare l’orario di sedute consecutive per evitare che le persone in uscita incontrino quelle in entrata;
- accettare solo persone che non presentino sintomatologia simil influenzale e che non riferiscano contatti con soggetti sospetti o confermati COVID;
- effettuare tutte le prestazioni sanitarie adottando, sempre, le misure di prevenzione previste per la gestione dei pazienti positivi;
- garantire la disponibilità dei DPI appropriati ai pazienti e al personale, verificandone il corretto e puntuale utilizzo;
- intensificare le procedure di sanificazione e la ventilazione degli ambienti;
- responsabilizzare tutto il personale affinché adotti le misure di igiene e di distanza interpersonale raccomandate non solo sul lavoro ma anche nella vita quotidiana;
- disporre di una procedura per gestire il transito presso il Centro Iperbarico di un caso sospetto o confermato COVID.
Le novità operative
Per ridurre al minimo il numero di persone presenti in struttura, per prima cosa, abbiamo dovuto sospendere, temporaneamente, i trattamenti a quei pazienti per i quali si riteneva che una pausa di alcune settimane non potesse portare ad un aggravamento della patologia oggetto di cura. Poi, riducendo il numero di pazienti per camera e distanziando l’orario delle sedute consecutive, abbiamo ottenuto che nella area d’attesa, 130m² circa, non siano mai presenti più di 4 -5 pazienti alla volta e per un tempo massimo di 10 minuti circa.
Gli accompagnatori non sono più ammessi all’interno del Centro, a eccezione di chi debba assistere persone con ridotte capacità motorie o minori. In questa situazione di afflusso, al nostro personale sanitario risulta agevole e rapido effettuare il triage a tutte le persone che entrano al Centro, mediante la somministrazione di un breve questionario e la misurazione della temperatura corporea con termoscanner. Ovviamente, la presenza di sintomi simil influenzali o la rilevazione di contatti a rischio comporta l’allontanamento del paziente dal Centro e, se clinicamente opportuno, la segnalazione del caso al Medico di Medicina Generale o al servizio di Igiene Pubblica per la sorveglianza o la diagnosi molecolare. Fin qui, nulla di diverso da quanto deve essere attuato in qualsiasi struttura sanitaria che si trovi a dover operare in questo particolare momento.
Veniamo ora alla seduta di ossigenoterapia iperbarica, il momento più temuto, ma, di fatto, la situazione di minor rischio, in considerazione dell’isolamento fisico effettivamente ottenuto su ogni paziente con la procedura ora in vigore.
Ogni paziente indossa un camice a maniche lunghe e copri scarpe, igienizza le mani con gel antisettico sotto la sorveglianza del tecnico iperbarico prima dell’ingresso in camera. Per tutto il tempo trascorso in iperbarismo, i pazienti indossano la mascherina oronasale che, come descritto all’inizio, sigilla le vie respiratorie in maniera pressoché ermetica. Le pause in aria (due intervalli da 3 minuti ciascuno durante i quali i pazienti interrompono la respirazione di ossigeno e respirano aria) vengono gestite dall’esterno, mediante la sostituzione dei gas nelle linee di respirazione. In questo modo, l’isolamento delle persone è totale e nessuno dei presenti respira aria ambiente. Inoltre, dei 12 posti disponibili per camera, ne vengono occupati solo 6, di cui 5 dai pazienti e 1 dall’operatore interno, utilizzando i seggiolini a posti alterni. In questo modo, le persone si trovano alla distanza effettiva di 120 cm dal paziente seduto a fianco e a oltre 160 cm da quello seduto di fronte.
Le altre attività e lo svolgimento in sicurezza del lavoro
Ma la quotidianità lavorativa del Centro iperbarico di Bologna non è limitata alla sola seduta OTI. Infatti, i nostri pazienti necessitano anche di visite mediche e medicazione di lesioni cutanee, senza dimenticare che anche le routinarie operazioni di front office non possono essere del tutto sospese. Per erogare queste prestazioni, la regola generale è quella di effettuare tutti gli atti medici e infermieristici sui nostri pazienti, asintomatici e presumibilmente non infetti, come che fossero tutti COVID+.
Il personale sanitario indossa camice lungo, guanti, occhiali, mascherina, durante l’attività clinica e provvede frequentemente alla sanificazione delle superfici di lavoro. Le operazioni di front office avvengono attraverso un vetro appositamente montato in reception e la manipolazione degli effetti personali dei pazienti viene effettuata indossando i guanti. L’aspetto, forse, più strano che ci troviamo a vivere in questo periodo di vita sospesa è quello di dover mantenere la distanza di sicurezza e indossare la mascherina anche quando siamo in contatto con i colleghi di lavoro.
Questo è il modo in cui stiamo lavorando ed è il modo più sicuro possibile. Non abbiamo la presunzione di credere che ciò escluda con assoluta certezza ogni possibilità di contagio, ma siamo certi che non farlo sarebbe di gran lunga più dannoso. Interrompere del tutto l’assistenza ai nostri pazienti, anche a quelli che senza terapia sarebbero andati incontro ad una menomazione fisica pressoché certa, avrebbe significato rinunciare a garantire il diritto alla salute delle persone che si sono rivolte a noi per curarsi.
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